DICONO DI ME
All’interno di questa sezione sono stati raccolti alcuni pezzi di testi critici che descrivono e raccontano l’arte di Ion Koman.
TRA REALISMO E SURREALISMO

Partendo dal tipico stile fiammingo di miniature metaforicamente sovraccariche, Koman crea opere in cui leggende, sogni e fantasie costituiscono gli elementi principali del semplice mondo moldavo. La pittura si muove tra realismo e surrealismo. Elementi fantastici si uniscono a oggetti realistici e onirici. Nelle sue opere giovanili Koman ha ridotto il soggetto all’essenziale, alle origini geometriche. Questa nuova tendenza costituisce probabilmente uno dei poli della sua ricerca, che lo porta sempre più vicino alla forma espressiva dell’avanguardia contemporanea occidentale.
in Medizin+Kunst n.4, Munchen, 1995
Prof. Franz Schilke
FINESTRE MATERICHE
Nel 1992, durante una delle nostre conversazioni sull’arte, riuscii a interessare Ion Koman, allora alla ricerca di un nuovo soggetto artistico più occidentale, al tema affascinante delle “finestre”. Egli accolse questo suggerimento con gratitudine e nel contempo con tanto interesse. A tal proposito ricordo le sue mostre su questo tema: Finestre ad Omegna nel 1993, Favole alla finestra a Milano e a Torino nel 1994 e Finestre nel vuoto a Novara nel 1993. Le diverse tecniche artistiche e la scelta dei materiali hanno conferito alle opere quell’intensità che induce l’osservatore alla contemplazione.
Prof. Martin Damerau, 1997
Galleria Madà di Francoforte sul Meno
ARCHITETTURA PLANETARIA TERRENA

Koman ha una geometria cristallina e trasparente, come se il suo fosse un mondo non materiale di sfere e prismi, di superfici e angoli. Ma tutta questa architettura planetaria si riversa in una realtà del tutto terrena: e qui compaiono le figurine dei contadini moldavi nei costumi nazionali. Qui appaiono i motivi della vita quotidiana di campagna, si delineano i contorni delle isbe di legno, la cui conicità, tuttavia, si inserisce ancora nel ritmo dell’astrazione geometrica.
Sergej Kuskov, 1997
CUBISMO ``ORFICO``

In Koman è evidente il retaggio dell’esperienza artistica della sua terra, nell’accezione delle tendenze sviluppatesi lungo il corso del Novecento, a loro volta figlie di una tradizione fondata da sempre sulla cifra stilistica dell’aniconicità unita ad un’intensa ed emotiva carica spirituale e a una significativa adesione ai valori del suolo e dell’appartenenza comunitaria. Questo dato è evidente per una parte importante delle sue opere: lavori su tela caratterizzati da una forte e vitalistica pulsazione cromatica, dove si fondono elementi astratti, scomposizioni spaziali che riecheggiano tratti di quello che all’epoca venne definito cubismo “orfico” con una figurazione minuta e delicata, collocata in una dimensione onirica e fabulatoria.
Edoardo Di Mauro, 2005
critico d’arte, docente di Storia e metodologia della critica d’arte
Accademia Albertina, Torino
UNA FINESTRA SULLA LIBERTÀ D'ESPRESSIONE
Per Koman la finestra ha un significato simbolico carico di connotazioni esistenziali e culturali. È innanzitutto l’immagine metaforica di un’apertura sul mondo della libera creatività: una soglia che permette di lasciare alle spalle ideologie di chiusura e di censura (in particolare quelle dei passati regimi comunisti nella nativa Moldavia e in Russia dove ha vissuto a lungo), e di sperimentare nuovi percorsi di linguaggio di inedita espressività estetica.
Francesco Poli, 2005
Critico d’arte
CULTURA POLIVALENTE
La cultura polivalente di Koman, ricca di apporti, lontani nel tempo e nello spazio, costituisce una ricchezza che è in grado di universalizzare il suo linguaggio rendendolo, per semplice coinvolgimento, accessibile a tutti: a tutti coloro, almeno, che sanno sintonizzarsi sulle onde di una medesima sensibilità, sulle corde cioè di un atteggiamento emotivo costantemente supportato da capacità introspettiva e inclinazioni a una pacata, lirica riflessività.
Franco Migliaccio, 2007
Critico d’arte
NARRAZIONE DELLA VITA SECONDO ION KOMAN
La pittura di Koman ti cattura lo sguardo, non è magia che disillude, ma un lunghissimo filo colorato che solca il buio, ti guida se vuoi, a un luogo gioioso. In questo spazio i segni prendono forma e il suo mondo è visibile a tutti quelli che hanno voglia di esplorarlo, così come lui stesso è curioso di capire quello degli altri. La materializzazione di un’energia di fronte alla quale non si può rimanere indifferenti. Blu e rossi si intersecano rispettando la pura cromaticità. I bianchi mettono in ordine piccoli vuoti che i bagliori di verdi e di gialli sprigionano. Una narrazione della vita, fatta di innumerevoli emozioni che ogni giorno si stendono con tono diverso. Pennellata dopo pennellata si legano i tasselli di un grande quadro di cui l’artista ha semplicemente riordinato i pezzi con cura e sentimento.
Giuseppe Biasutti, 2010
direttore della Galleria Biasutti & Biasutti di Torino
MATERIA-COLORE-COMPOSIZIONE

Nel ciclo “Finestre” Ion Koman perviene a un’astrazione del tutto priva di compromessi. La struttura ortogonale, risolta cromaticamente con contrasti duali molto forti, nella stesura non denuncia né manierismo, né dogmatismi, ma si nutre della concretezza della materia-colore e della forma compositiva. In opere più materiche dello stesso ciclo, attraverso trame di assicelle in legno e sovrapposizioni di carte dipinte, ottiene invece gradazioni tonali cromaticamente molto espressive.
Paola Zorzi, 2010
Artista e curatrice di eventi artistici
ASSENZA-PRESENZA

Slittando da soglie di ordine formale a soglie di ordine metaforico, l’opera pittorico-concettuale dell’artista di origine moldava e formazione russa, Ion Koman trova oggi la sua centralità nel rapporto tra soggetto e vuoto, tra presenza ed assenza e anche nella recente soluzione minimalista, si presenta come l’inesauribile deposito di memorie dell’epos di un popolo accanto a quello insondabile della psiche di un individuo, animato e formato sull’interazione di molteplici culture.
Viana Conti, 2011
critico d’arte e giornalista
ION KOMAN E LA PITTURA ESISTENZIALE
La sua è una pittura di matrice esistenziale, attraverso la quale l’artista pare compiere un cammino, prima di tutto, dentro se stesso alla ricerca dei fantasmi di un passato che potrebbe riportarci a una dimensione letteraria, alle anime morte di Gogol o a certi fantasmi dell’inconscio che appaiono inquietanti nelle pagine di Fëdor Dostoevskij, ma anche di Mikhail Bulgakov con le sue atmosfere surreali.
Angela Madesani, 2011
Storica dell’arte e curatrice
OLTRE LO SPAZIO METAFISICO

L’arte di Ion Koman tende a conservare qualcosa di “fisico” nell’espressione artistica racchiudendo elementi di sensibilità e razionalità, di forma e contenuto in tutto unico cercando di avvicinare i poli opposti. Le figure che giocano si allontanano oltre i confini del presente per sconfinare nello spazio metafisico della scenografia in cui si muovevano i nostri grandi ideali giovanili, entrando nel contesto del tema della distruzione e del continuo ritorno della cultura.
Vitalij Patsjukov, 2011
Direttore del Dipartimento Progetti Sperimentali
per l’Arte Contemporanea
del Ministero della Cultura della Federazione Russa
PITTURA PER UNA NARRAZIONE INTERNAZIONALE

Ion Koman è un artista appartenente alla generazione di mezzo, che da sempre ha usato la pittura come viatico per una narrazione di respiro internazionale, in sintonia con una esistenza itinerante e ricca di esperienze, che gli ha offerto utili spunti per costruire delle architetture visive in grado di gettare un ponte ideale tra Oriente e Occidente. Questa importante personale milanese, intitolata “Figure disperse”, allestita presso la storica galleria di Maria Cilena, costituisce una tappa importante nella carriera di Koman. Seguo con interesse da anni il percorso artistico di Koman, e ho sempre ammirato in lui la coerenza formale e la compattezza di uno stile che, con alcune varianti, sempre in equilibrio tra figura e astrazione, mantiene evidente il livello di simbolicità ed evocazione che gli è proprio.
Edoardo Di Mauro, 2013
critico d’arte, docente di Storia e metodologia della critica d’arte
Accademia Albertina, Torino
CATENE DI SILHOUETTES

La catena delle silhouettes ripetute all’infinito dei cavalieri rossi di Malevič, che si muovono all’orizzonte del pianeta Terra, sembra alternarsi in modo ritmico con le figurine di un videogioco di guerra, mentre le idee rivoluzionarie dell’Avanguardia paradossalmente si evolvono da immagini su manifesti d’autore a sagome in un rapporto continuo fra vita materiale e spirituale. Le figure rosse e bianche cariche di ironia sottolineano i rapporti messi a nudo nella storia postmoderna per cui, su uno stesso asse orizzontale, si dispongono fenomeni tradizionalmente non collegati tra loro e anche avvenimenti e linguaggi artistici.
Vitalij Patsjukov, 2015
Direttore del Dipartimento Progetti Sperimentali
per l’Arte Contemporanea
del Ministero della Cultura della Federazione Russa